Una delle problematiche più frequenti che emergono in sede di verifica della posizione contributiva, soprattutto in prossimità del pensionamento, riguarda l’effetto che i periodi di lavoro svolti in regime di part-time possono avere sulla maturazione dei requisiti contributivi necessari per l’accesso alle prestazioni pensionistiche.
Molti lavoratori, infatti, scoprono con sorpresa, e spesso con preoccupazione, che il numero di settimane utili ai fini pensionistici risulta inferiore rispetto a quanto riportato nell’estratto conto ordinario dell’INPS.
Una situazione che, se non conosciuta e gestita per tempo in modo adeguato, può determinare spiacevoli conseguenze in termini di ritardo nell’accesso alla pensione o di riduzione dell’importo dell’assegno pensionistico.
Il meccanismo che genera questa problematica è legato all’applicazione di un minimale retributivo previsto anche per i lavoratori dipendenti, al di sotto del quale non è possibile ottenere l’accredito pieno di 52 settimane contributive in un anno.
Nel 2025, tale limite è pari a 12.551 euro annui.
Cosa significa concretamente?
Che se la retribuzione annua percepita dal lavoratore part-time è inferiore a tale soglia, l’INPS accrediterà un numero di settimane proporzionalmente ridotto, in base alla retribuzione effettivamente percepita.
Il problema non si pone per i lavoratori full-time, in quanto per essi la normativa prevede l’obbligo del rispetto di un minimale giornaliero, che di fatto garantisce il superamento del limite settimanale.
Diversamente, per i lavoratori part-time, la retribuzione mensile può legittimamente risultare inferiore a tale soglia, determinando quindi una riduzione delle settimane utili ai fini pensionistici.
La normativa stabilisce che una settimana contributiva piena è riconosciuta se la retribuzione settimanale risulta pari almeno al 40% del trattamento minimo INPS vigente.
Nel 2025, ad esempio, il trattamento minimo mensile è pari a 603,40 euro. Pertanto, per ottenere l’accredito di una settimana piena, la retribuzione settimanale deve essere almeno pari a 241,36 euro.
Il calcolo che effettua l’INPS, in sede di estratto conto certificativo (Ecocert), consiste proprio nel dividere la retribuzione annua per tale soglia settimanale, determinando così il numero effettivo di settimane accreditabili.
Da qui può derivare, per i lavoratori part-time con retribuzioni contenute, una sensibile riduzione delle settimane utili rispetto a quelle inizialmente riportate nell’estratto conto ordinario.
Un primo campanello d’allarme per il lavoratore è rappresentato dalla presenza, nell’estratto conto INPS, del codice “5”, indicativo di periodi di lavoro part-time potenzialmente soggetti a riduzione.
La verifica puntuale e definitiva dei contributi utili ai fini pensionistici, tuttavia, è possibile solo attraverso l’elaborazione dell’estratto conto certificativo (Ecocert), documento che viene predisposto dall’INPS in sede di pensionamento o su richiesta del lavoratore.
Per fortuna, esistono alcuni strumenti che consentono di intervenire, a determinate condizioni, per integrare i periodi di lavoro part-time e ripristinare i contributi necessari.
Se la riduzione delle settimane è stata rilevata in tempi recenti (non oltre 1 anno dal periodo interessato), ed esistono i requisiti previsti, è possibile chiedere l’autorizzazione all’INPS per versare contributi volontari a integrazione dei periodi non coperti.
Si tratta di una soluzione utile per colmare tempestivamente i vuoti contributivi e garantire il diritto alla pensione nei tempi previsti.
Per i periodi più risalenti, e a condizione che gli stessi siano successivi al 1° gennaio 1997, è prevista la possibilità di riscattare i periodi parzialmente scoperti attraverso un riscatto contributivo a integrazione.
Questa procedura consente di coprire i periodi lavorati in part-time con contribuzione insufficiente, mediante il versamento di un onere calcolato dall’INPS sulla base della retribuzione percepita.
Per i periodi anteriori al 1997, purtroppo, non è possibile procedere con il riscatto ad integrazione.
L’impatto del part-time
Il lavoro part-time rappresenta certamente una modalità di lavoro sempre più diffusa, ma al contempo può nascondere insidie dal punto di vista previdenziale, soprattutto quando non si presta attenzione alla posizione contributiva nel corso della carriera lavorativa.
Il consiglio, pertanto, è quello di non limitarsi a consultare l’estratto conto INPS in modo superficiale, ma di effettuare una verifica periodica e, in caso di dubbi o anomalie, di rivolgersi tempestivamente a un consulente previdenziale esperto.