Scudo penale medici: la notizia è che il Consiglio dei Ministri non ha ancora ratificato il disegno di legge fondamentale per la revisione della responsabilità penale dei medici nell’esercizio delle loro funzioni. Cosa stanno aspettando le autorità?
Durante la pandemia, l’introduzione dello scudo penale per i medici e gli operatori sanitari ha rappresentato una risposta urgente alla forte pressione legale cui erano sottoposti. La misura escludeva la punibilità penale per reati come omicidio o lesioni colpose, a patto che le azioni fossero conformi alle indicazioni delle autorità sanitarie competenti. L’obiettivo era proteggere chi operava in un contesto emergenziale, dove risorse e certezze cliniche erano limitate.
Per comprendere meglio il contesto dello scudo penale, è utile analizzare come il sistema sanitario italiano ha reagito alla pandemia. Molti medici si sono trovati a dover prendere decisioni critiche in situazioni di estrema incertezza, spesso con risorse limitate. Ad esempio, in molte strutture ospedaliere, il personale medico ha dovuto decidere quale paziente trattare per primo, considerando non solo le condizioni cliniche ma anche la disponibilità di letti e materiale sanitario. Queste esperienze hanno messo in evidenza l’importanza di un quadro normativo che riconosca la complessità e la difficoltà delle scelte fatte dai professionisti della salute.
Inoltre, sono stati condotti studi per valutare l’impatto dello scudo penale sulla pratica clinica. Alcuni ricercatori hanno intervistato medici e hanno scoperto che, sebbene ci sia un certo sollievo dato dalla protezione legale, c’è anche una crescente preoccupazione che la definizione di “colpa grave” possa essere interpretata in modi diversi a seconda del caso e del giudice coinvolto. Questo porta gli operatori sanitari a sentirsi insicuri, sapendo che le loro decisioni possono sempre essere messe in discussione.
Negli ultimi mesi, però, lo scudo penale è stato messo in discussione. Il nodo centrale riguarda la definizione di “colpa grave”. È emersa una divergenza interpretativa tra il Ministero della Salute e il Ministero della Giustizia: per alcuni, l’esclusione della punibilità dovrebbe riguardare solo gli interventi ad “elevata difficoltà”, per altri tutta l’attività sanitaria. Il disegno di legge, presentato congiuntamente dai due Ministeri, prevede una revisione della disciplina delle professioni sanitarie, con interventi su formazione, carriera e responsabilità professionale.
La decisione definitiva è quindi rimandata ai prossimi Consigli dei Ministri.
La Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017): il quadro attuale
Dal 2017, la Legge Gelli-Bianco ha ridisegnato la responsabilità sanitaria in Italia, introducendo l’art. 590-sexies del Codice penale e imponendo ai medici l’obbligo di una polizza di responsabilità civile.
- Responsabilità penale: esclusa in caso di colpa lieve, purché siano rispettate linee guida e buone pratiche clinico-assistenziali. Resta punibile solo la colpa grave.
- Responsabilità civile e assicurazione: distinzione tra responsabilità del medico (extracontrattuale) e della struttura sanitaria (contrattuale), con obbligo di polizza assicurativa.
- Mediazione e fondo di garanzia: previsione di un tentativo obbligatorio di conciliazione e istituzione di un fondo a tutela dei casi in cui la copertura assicurativa non sia sufficiente.
Le preoccupazioni circa l’equilibrio tra responsabilità e protezione sono state evidenziate anche da esperti del settore. Durante una conferenza, è stato sottolineato che la creazione di uno scudo penale deve avvenire in modo tale da non compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria. È fondamentale che la protezione legale non diventi un alibi per comportamenti negligenti. I medici devono essere incentivati a mantenere elevati standard di cura, anche in un contesto di maggiore sicurezza legale.
Reazioni a confronto
Dal lato dei medici:
Richiesta di misure chiare e definitive: l’incertezza normativa alimenta la medicina difensiva (prescrizioni inutili per timore di denunce) e il progressivo abbandono del Sistema Sanitario Nazionale.
Critiche ai percorsi giudiziari: circa il 97% delle cause penali si conclude con un’assoluzione, ma il procedimento resta sempre fonte di trauma e stress professionale ed economico.
Dal lato dei pazienti e delle associazioni dei consumatori:
Serve protezione, ma senza compromettere la responsabilità: no a processi inutili, ma nemmeno a impunità per errori gravi.
Preoccupazione che uno scudo troppo ampio possa ridurre la qualità della valutazione professionale e indebolire la tutela del malato.
Verso una sintesi possibile?
Ricordiamo che presso il Ministero di Giustizia è attiva una Commissione (la Commissione D’Ippolito), costituita nel 2023 che ha come scopo lo studio e l’approfondimento delle problematiche concernenti, la colpa professionale medica. Ebbene, tale Commissione ha proposto un equilibrio tra due esigenze fondamentali:
- La tutela dei pazienti
- La serenità operativa dei medici, tenendo conto delle condizioni reali in cui si svolge l’attività sanitaria.
Nel contesto del dibattito sullo scudo penale, è importante anche considerare le esperienze di altri paesi. In molte nazioni, sono stati introdotti sistemi simili per proteggere i professionisti della salute. Ad esempio, in alcuni stati degli USA, i medici possono operare in un regime di protezione legale che riduce i rischi legali durante le emergenze sanitarie. Questi esempi internazionali possono offrire spunti utili per la legislazione italiana, assicurando che il sistema di protezione non solo salvaguardi i medici, ma garantisca anche la qualità delle cure fornite ai pazienti.
Inoltre, il ruolo delle associazioni dei pazienti nel dibattito è fondamentale. Queste organizzazioni possono offrire una visione critica e condividere le preoccupazioni delle persone che ricevono assistenza sanitaria. Una migliore comunicazione e un dialogo aperto tra medici e pazienti possono contribuire a costruire fiducia e a garantire che gli interessi di entrambe le parti siano considerati. Solo attraverso una cooperazione attiva sarà possibile raggiungere un equilibrio sostenibile tra protezione e responsabilità.
L’obiettivo è chiaro, intervenire sulla Legge Gelli per:
- Chiarire meglio i confini della “colpa grave”,
- Bilanciare responsabilità penale e civile,
- Prevedere tutele condivise tra Stato, pazienti e professionisti sanitari.
Scudo penale medici
Il 4 settembre 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge delega che introduce uno “scudo penale” per i medici e gli operatori sanitari. Secondo il provvedimento, i sanitari saranno perseguibili penalmente solo in caso di colpa grave, a condizione che si siano attenuti a linee guida o buone pratiche clinico-assistenziali adeguate al caso concreto. Nel valutare la colpa grave, il giudice dovrà considerare fattori come la scarsità di risorse umane e materiali, le carenze organizzative, la complessità della patologia e le emergenze. La norma non tocca la responsabilità civile: resta aperta la possibilità per i pazienti di ottenere risarcimento. Questo approccio rappresenta un passo importante verso un sistema sanitario più equo e responsabile, dove i medici possono esercitare la loro professione senza il timore costante di conseguenze legali ingiustificate.
L’importanza di uno provvedimento equilibrato
Come si pò ben vedere, la questione dello scudo penale medici è complessa e richiede un approccio attento e bilanciato. È fondamentale che le leggi proposte non solo proteggano i professionisti dalla punibilità, ma garantiscano anche che i pazienti abbiano accesso a cure di alta qualità. Solo attraverso un dialogo costruttivo e una legislazione ben pensata sarà possibile garantire un futuro in cui i medici possano operare con sicurezza e serenità, senza compromettere il benessere dei pazienti. L’approvazione di queste norme è attesa con interesse e speranza, per un sistema sanitario più giusto e responsabile.