Quando si parla di pensione anticipata, una delle domande che più spesso si pongono lavoratori e consulenti riguarda gli addetti ai cosiddetti lavori usuranti: chi sono esattamente? E soprattutto, quali sono le agevolazioni pensionistiche previste per chi svolge attività particolarmente gravose?
Non sempre, infatti, svolgere un lavoro faticoso significa avere diritto a pensioni agevolate.
Esiste un elenco preciso di mansioni considerate “usuranti” dalla legge, e solo chi rientra in queste casistiche può accedere a determinati trattamenti previdenziali anticipati.
L’elenco ufficiale dei lavori usuranti è stato definito per la prima volta dal Decreto Ministeriale del 19 maggio 1999, e successivamente ripreso e aggiornato dal Decreto Legislativo 67/2011.
Non si tratta quindi di un elenco generico o lasciato all’interpretazione, ma di un preciso catalogo di categorie tutelate.
Tra queste rientrano, ad esempio:
- chi lavora ad alte temperature o in spazi ristretti
- gli addetti alla lavorazione del vetro cavo
- i palombari
- chi lavora in catena di montaggio
- i conducenti di mezzi pubblici con oltre 9 posti a sedere
- i lavoratori notturni, purché svolgano un certo numero di notti lavorate all’anno
Per chi svolge queste attività, esistono oggi due principali strade per accedere alla pensione anticipata, la pensione di anzianità per lavori usuranti e notturni e la pensione anticipata per lavoratori precoci.
La prima ha resistito anche alla riforma Fornero del 2011 che aveva cancellato la generalità delle pensioni di anzianità.
In questo caso, i requisiti per poter uscire dal lavoro sono:
- almeno 61 anni e 7 mesi di età
- almeno 35 anni di contributi
- raggiungimento della cosiddetta quota 97,6 (data dalla somma di età e anni di contributi)
Attenzione però: per chi lavora di notte i requisiti possono diventare più rigidi, a seconda del numero di notti lavorate ogni anno.
Ad esempio:
- se si lavora di notte per almeno 78 notti all’anno si accede con i requisiti ordinari
- se si lavora tra 72 e 77 notti occorre un anno in più di età
- se si lavora tra 64 e 71 notti occorrono due anni in più di età
Per chi ha lavorato come autonomo, artigiani o commercianti, inoltre, è previsto un aggravio di un ulteriore anno.
Un aspetto importante: per ottenere questa pensione è necessario richiedere una certificazione all’INPS, che attesti lo svolgimento di attività usuranti o notturne. La richiesta va presentata entro il 1° maggio dell’anno precedente a quello in cui si maturano i requisiti.
L’altra via possibile riguarda i lavoratori definiti precoci, ovvero coloro che hanno almeno 12 mesi di contributi derivanti da lavoro effettivo prima del compimento dei 19 anni di età.
Per loro, se svolgono un lavoro usurante o notturno, è prevista la possibilità di andare in pensione con:
- 41 anni di contributi (senza requisito minimo di età);
- una finestra di attesa di 3 mesi.
Anche in questo caso, è necessario richiedere una certificazione all’INPS, da presentare entro il 1° marzo dell’anno in cui si maturano i requisiti. Recentemente, grazie a un nuovo provvedimento normativo, sono stati previsti tre momenti dell’anno per presentare questa domanda:
- entro il 31 marzo
- entro il 15 luglio
- entro il 30 novembre (quest’ultima finestra subordinata alla disponibilità di risorse residue).
Sia la pensione di anzianità per lavori usuranti, sia la pensione anticipata per lavoratori precoci, sono trattamenti previdenziali che non prevedono particolari penalizzazioni sull’importo dell’assegno.
Il vero ostacolo, però, non è nel calcolo della pensione, bensì nel riuscire a dimostrare di avere i requisiti richiesti.
Occorre, infatti, rientrare nelle specifiche attività usuranti previste dalla legge, rispettare i limiti di età e di contributi ed è necessario rispettare i termini procedurali per ottenere la certificazione INPS.
Solo una corretta pianificazione previdenziale e un’attenta gestione dei tempi consentono di accedere senza problemi a questi strumenti.
Per questo, il consiglio è quello di rivolgersi a consulenti previdenziali esperti, in grado di accompagnare il lavoratore nella verifica dei requisiti e nella gestione corretta della procedura, evitando errori che potrebbero compromettere il diritto alla pensione o ritardarne l’accesso.