Quando si parla di investimenti, due strumenti si ergono a protagonisti assoluti, quasi antitetici tra loro: le obbligazioni e le azioni. Le prime sono un prestito. L’investitore presta denaro a un ente pubblico o a una società privata e riceve in cambio il pagamento di un interesse e il rimborso del capitale a scadenza. Le seconde sono, invece, una forma di partecipazione diretta al capitale di un’azienda.
Quale dei due strumenti è più rischioso? E qual è il più remunerativo? La risposta non è facile, ma, prima di arrivarci, è opportuno fare un passo indietro, analizzando nel dettaglio cosa sono le azioni e come funzionano.
Definizioni
Un’azione è un titolo che esprime una frazione del capitale sociale di un’impresa. Acquistare un’azione significa diventarne soci (o azionisti). Non si tratta di un credito da riscuotere (come nel caso di un’obbligazione), ma di una quota di proprietà che attribuisce specifici diritti (e relativi doveri).
La società per azioni
Ai sensi del Codice Civile (art. 2247) una società è un contratto con il quale due o più soggetticonferiscono beni o servizi per svolgere un’attività economica allo scopo di ottenere un utile, da condividere con i partecipanti. Due sono le categorie principali delle società di lucro: le società di persone e le società di capitali. A distinguere le prime dalle seconde sono due elementi: il grado di autonomia patrimoniale e la responsabilità dei soci. Tra le società di capitali la più importante è la società per azioni (S.p.a.) – È dotata di personalità giuridica e autonomia patrimoniale e le varie partecipazioni sono rappresentate da titoli trasferibili: le azioni. Questo veicolo permette alle imprese di finanziare il proprio sviluppo e agli investitori di concorrere, con i propri risparmi, all’attività economica, rispondendo delle obbligazioni sociali solo nei limiti della quota sottoscritta.
Finalità
Quando un’azienda ha bisogno di crescere, ma non ha risorse sufficienti per farlo, deve esplorare altre strade. Può chiedere un prestito bancario o ricorrere al mercato finanziario, dove incontrerà chi ha eccedenza di liquidità ed è propenso ad investire: potrà, pertanto, emettere obbligazioni, o, in alternativa, azioni. In questo modo si procura i fondi necessari per realizzare i suoi progetti; l’acquirente si assicura il diritto di riscuotere una percentuale dei profitti (i dividendi) che verranno conseguiti. Inoltre, chi detiene questi titoli confida di guadagnare dalla vendita delle azioni ad un prezzo più alto di quello pagato per aggiudicarsele.
Tipologie
Non tutte le azioni sono uguali. Ecco le tipologie più comuni:
– azioni ordinarie: danno a chi le possiede diritti patrimoniali ed amministrativi. I primi riguardano soprattutto la ripartizione degli utili; i secondi consentono di prender parte alle assemblee edesprimere il proprio voto in merito a decisioni di gestione societaria;
– azioni privilegiate: garantiscono la priorità nella distribuzione dei proventi, ma prevedonorestrizioni nei diritti di voto:
– azioni di risparmio: analoghe alle precedenti, sono destinate ai piccoli risparmiatori, più interessati ad un rendimento superiore piuttosto che ad esercitare il diritto di voto e, quindi, incidere sulla governance;
– azioni quotate. Possono essere ammesse alla quotazione in Borsa le azioni di emittenti che, comevedremo tra poco, soddisfano una serie di requisiti formali e sostanziali.
Diritti e doveri degli azionisti
L’azionista non è un semplice creditore: è un socio, detentore di diritti patrimoniali e amministrativi. I primi includono la partecipazione agli utili o la quota di liquidazione in caso di scioglimento della società. I secondi comprendono il diritto di voto, di intervento in assemblea, di impugnazione delle delibere contrarie allo statuto o alle disposizioni di legge. Sul fronte dei doveri, l’azionista ha l’obbligo di conferire il capitale per le azioni sottoscritte e, indirettamente, di accettare il rischio d’impresa.
Quotazione in Borsa
Molte realtà valutano l’ipotesi di quotarsi, per espandersi e per conquistare ulteriori fette di mercato. Oppure per attrarre investitori istituzionali, che possono accelerarne l’ascesa. La quotazione in Borsa è una scelta fondamentale per il loro futuro. L’accesso al mercato dei capitali presuppone anzitutto criteri sostanziali, quali attitudine a produrre ricavi, visione strategica, orientamento alla crescita, piani industriali efficienti. Sono richiesti anche requisiti formali, come bilanci in ordine e dimensioni di partenza sufficientemente grandi.
Prezzo e dividendi
Il prezzo di un’azione si origina dall’incrocio tra domanda e offerta ed è influenzato dalleprospettive dell’impresa, dal contesto macroeconomico e dalle aspettative degli investitori. Maggiore è il valore dell’azienda, più il prezzo delle sue azioni tenderà a salire in Borsa. Tuttavia, stabilire il valore di un’azione è complicato. Una variabile di enorme rilevanza è costituita dai dividendi, i quali sono una porzione dei profitti accumulati dalla società. Alcune preferisconoreinvestire gli utili, elargendo poco o nulla; altre, al contrario, sostengono politiche distributivegenerose. Per il risparmiatore questa voce rappresenta un flusso di reddito periodico, mentre l’eventuale aumento del prezzo del titolo comporta un guadagno in conto capitale.
Indici azionari
Le azioni quotate si scambiano sui mercati regolamentati in una Borsa Valori. Gli indici azionari sono medie ponderate dei prezzi dei titoli negoziati in un determinato mercato. Lo scopo di un indice è soprattutto quello di fungere da termometro attendibile dell’andamento del mercato.Si configura, inoltre, come benchmark, cioè punto di riferimento, per confrontare le performance emisurare la volatilità, e come base per strumenti finanziari derivati o fondi passivi. Il principale listino italiano è il FTSE Mib, del quale fanno parte le 40 maggiori aziende per capitalizzazione.Tra i più noti: il Dow Jones, l’S&P 500 e il Nasdaq negli Stati Uniti, il FTSE 100 a Londra, il DAX a Francoforte, il CAC 40 a Parigi, il Nikkei a Tokyo.
Fattori di rischio
Investire in azioni non è privo di insidie. Non esiste alcuna garanzia di restituzione del capitale, né di un rendimento minimo. Esaminiamo, dunque, i fattori di rischio preponderanti:
– rischio di mercato specifico: è espressione dalle caratteristiche dell’emittente e può essere rimosso attraverso la diversificazione del portafoglio, impiegando una pluralità di titoli quotati;
– rischio di mercato sistematico: incorpora la possibilità che il prezzo scenda a causa di condizioni economiche avverse, mutamenti regolamentari (nuove leggi o restrizioni) o rivolgimenti geopolitici. Può essere ridotto, ma non eliminato con la diversificazione.
– insolvenza: se l’emittente non è più competitivo, può fallire. In quella circostanza, il valore del titolo si azzera;
– liquidità: è il rischio di non riuscire a disinvestire rapidamente il titolo acquistato, qualora se ne presenti la necessità, ovvero di farlo in grave perdita rispetto alla somma conferita. In genere, le azioni negoziate su mercati maturi sono più liquide di quelle trattate sui mercati emergenti o di frontiera;
– inflazione: un elevato livello di inflazione abbassa il rendimento nominale di un titolo;
– cambio: rileva solo se la valuta di riferimento è differente dall’euro.
Azioni o obbligazioni?
Torniamo alla domanda iniziale: sono più rischiose le azioni o le obbligazioni? La tentazione di rispondere in un senso o in un altro è forte, ma la verità è più sfumata. I bond, in particolare secollocati da Stati affidabili, sono connotati da rendimenti più stabili e da un’inferiore probabilità di perdita del capitale. Però, non sono immuni da rovesci, come dimostrano i casi di default sovrani o le ampie oscillazioni dei corsi, connesse alle fluttuazioni dei tassi d’interesse. Le azioni implicanoun rischio – quasi per definizione – più consistente, ma offrono pure migliori prospettive di redditività sul lungo termine.
In altre parole, la risposta corretta è: dipende. Dipende da numerosi elementi: dalla diversificazione attuata, dal profilo dell’investitore, dal suo orizzonte temporale e dalla sua predisposizione a sopportare la volatilità. In ultima analisi, azioni e obbligazioni non sono rivali, ma complementari. Il segreto è saper combinare i due ingredienti, bilanciando sicurezza e crescita, prudenza e ambizione. Come spesso accade nella vita reale, anche nell’universo finanziario è tutta questione di equilibrio.