Le origini del welfare aziendale in Italia

Il welfare aziendale in Italia ha origini storiche nei villaggi operai e progetti sociali di imprenditori illuminati. Un modello che oggi ispira le PMI verso un welfare più strategico e umano.
Storiche iniziative di welfare aziendale in Italia

È dal 2016 che un’importante Compagnia Assicurativa monitora il livello di welfare aziendale nelle piccole e medie imprese italiane, tramite un indice che raccoglie le opinioni e le iniziative portate avanti dalle imprese che partecipano alla raccolta dei dati. Si tratta di una ricerca scientifica che coinvolge migliaia di imprese per offrire la fotografia approfondita sullo stato del welfare nelle PMI italiane.

Lo scopo? Oltre a quello commerciale di diffusione dei propri prodotti dedicati alla materia, e non potrebbe essere altrimenti, il Welfare Index PMI vorrebbe contribuire a un cambio culturale, e a far apprezzare all’imprenditore il non dichiarato valore del welfare integrativo in azienda.

In realtà il welfare aziendale, in Italia, ha radici molto antiche. Nel primo dopoguerra gli imprenditori illuminati investivano tanto sui proprio dipendenti e costruivano addirittura città per attrarre operai e impiegati.

Nel 1937 un’importante azienda chimica italiana scelse una piccola cittadina friulana per fondare un insediamento agricolo e industriale per la produzione e la lavorazione di fibre vegetali da cui ricavare la cellulosa. Nasce per iniziativa dell’azienda e proprio vicino alla fabbrica, il paese di Torviscosa, con una serie di edifici ad uso civile e sociale: le case per gli operai, impiegati e dirigenti, la mensa, l’asilo, la scuola il teatro e le strutture sportive.

Crespi è il nome della famiglia di industriali cotonieri lombardi che a fine ottocento realizzò un moderno “Villaggio ideale del lavoro” accanto al proprio opificio tessile, lungo la riva bergamasca del fiume Adda.

Il Villaggio “Crespi d’Adda” è una vera e propria cittadina completa costruita dal nulla dal padrone della fabbrica per i suoi dipendenti e le loro famiglie. Ai lavoratori venivano messi a disposizione una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari.

L’Oasi Zegna è stata fondata negli anni 30 del novecento per volere dell’imprenditore Ermenegildo Zegna. L’area naturalistica ad accesso libero fu creata nei pressi di Trivero, nelle Prealpi biellesi, luogo di fondazione del lanificio Zegna. L’imprenditore non si limitò a ideare l’oasi, ma prima si occupò della costruzione di case per i dipendenti, di un centro dedicato alla salute, allo sport e al tempo libero dei suoi concittadini e dipendenti. Più tardi arrivarono la scuola, la piscina e i trasporti.

Un esempio recente

La Brunello Cucinelli viene fondata nel 1978 in un piccolo paese in provincia di Perugia, Solomeo, che oggi ospita un teatro, la biblioteca, la mensa per i dipendenti e tre parchi a tema: il parco dell’Industria che ospita il lanificio, il parco dell’oratorio laico, luogo di ospitalità per i giovani, e il parco agrario, 70 ettari destinati a orti, vigneti, oliveti e frutteti. Ma l’azienda offre molto di più ai propri dipendenti: è stato stilato e messo in bella vista nel sito aziendale un decalogo in 10 punti dedicato “Ai Nostri Amabili Dipendenti”.

Cosa ci insegna la storia sul welfare?

I tre esempi risalenti ai primi anni del novecento ci dicono che gli imprenditori hanno puntato sulla prossimità della forza lavoro, e sul mettere i dipendenti nelle condizioni di non avere nessuna scusa per lavorare bene e con soddisfazione. 

Avere i dipendenti tutti vicini e soddisfatti delle loro case, o dell’ambiente in cui vivono, è stato un preciso ragionamento degli imprenditori: più i dipendenti sono soddisfatti dell’azienda, meno cambieranno lavoro e maggiore sarà la loro produttività. Anche il caso di Brunello Cucinelli ci dice che è interesse dell’azienda creare un posto di lavoro accogliente e ideale per mettere al centro i lavoratori, ma al tempo stesso per togliere loro le motivazioni al cambiamento.

Il welfare aziendale deve dunque avere una duplice funzione: è un beneficio per il lavoratore ma deve portare dei vantaggi anche alle aziende, che non possono solo essere benefici fiscali. Non si deve impostare il welfare solo perché è “fiscalmente conveniente”, questo è un errore che l’imprenditore, ma anche un buon consulente aziendale o assicurativo non devono mai compiere. 

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