Pace contributiva: cos’è, chi può accedervi e quali periodi permette di recuperare

Pace contributiva: cos’è, chi può accedervi e quali periodi permette di recuperare. Stretta di mano tra due uomini d’affari con documenti su una cartelletta, simbolo di accordo o intesa contributiva.

Tra le misure più rilevanti introdotte di recente nell’ordinamento previdenziale italiano, merita particolare attenzione la cosiddetta pace contributiva, uno strumento che consente di recuperare i periodi di vuoto contributivo non coperti da alcuna contribuzione, altrimenti non riscattabili con altre forme previste dalla normativa.

Si tratta di un’opportunità importante e limitata nel tempo, che risponde all’esigenza di offrire ai lavoratori che hanno interruzioni o lacune nella loro storia assicurativa la possibilità di integrare la propria posizione contributiva ai fini pensionistici.

Cos’è la pace contributiva

La pace contributiva è un istituto di riscatto speciale introdotto inizialmente in via sperimentale per il triennio 2019-2021 e successivamente riproposto per il biennio 2024-2025, con alcune condizioni specifiche.

La sua funzione principale è quella di consentire il riscatto, con onere a carico del richiedente, dei cosiddetti vuoti contributivi puri, ovvero quei periodi privi di contribuzione per i quali non è previsto alcun obbligo o facoltà di versamento contributivo e che non sarebbero altrimenti recuperabili.

L’accesso alla pace contributiva è riservato a una platea ben definita di soggetti.
Possono presentare domanda esclusivamente i lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi soltanto a partire dal 1° gennaio 1996.

Questa limitazione è fondamentale, in quanto esclude dalla misura i soggetti che, anche per un solo contributo, risultino iscritti a forme di previdenza obbligatoria anteriormente al 1996.
La stessa consente di riscattare, fino ad un massimo di 5 anni complessivi, i periodi privi di contribuzione (vuoti contributivi puri) e intercorrenti tra il primo e l’ultimo contributo versato nella propria carriera assicurativa.

La normativa consente di riscattare…

  • i periodi precedenti al primo contributo dell’anno (ad esempio, se il primo contributo è stato versato il 1° novembre, è possibile riscattare il periodo dal 1° gennaio al 31 ottobre di quello stesso anno);
  • i periodi successivi all’ultimo contributo dell’anno (ad esempio, se l’ultimo contributo è stato versato il 31 luglio, è possibile riscattare il periodo dal 1° agosto al 31 dicembre);
  • tutti i vuoti contributivi intercorrenti tra il primo e l’ultimo contributo versato, sempre nel limite massimo di 5 anni complessivi.

È importante ricordare che non è possibile riscattare periodi che siano già coperti da contribuzione, anche figurativa, o per i quali vi sia l’obbligo di versamento da parte del datore di lavoro o del lavoratore.

Un ulteriore aspetto di rilievo è che il limite dei 5 anni è riferito a ciascuna fase di pace contributiva prevista dal legislatore.

Pertanto, coloro che hanno già usufruito della prima edizione della pace contributiva (2019-2021) possono beneficiare anche della nuova misura prevista per il biennio 2024-2025, purché non si proceda al riscatto degli stessi periodi già coperti.

Di fatto, ciò significa che, in presenza dei requisiti richiesti, un lavoratore potrebbe arrivare a riscattare fino a 10 anni di vuoti contributivi, sfruttando entrambe le misure (vecchia e nuova pace contributiva), sempre in relazione a periodi diversi.

La domanda di riscatto deve essere presentata all’INPS entro il 31 dicembre 2025, termine di scadenza della misura sperimentale attualmente in vigore.
L’onere di riscatto è determinato con il criterio della riserva matematica, tenendo conto dell’età del richiedente, della retribuzione o del reddito e della durata del periodo da riscattare.

È importante sottolineare che l’onere versato è interamente deducibile dal reddito imponibile ai fini fiscali, rappresentando quindi un ulteriore vantaggio per il contribuente.
La pace contributiva rappresenta, senza dubbio, una delle opportunità più interessanti per colmare le lacune contributive di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e ha periodi scoperti da contribuzione.
Come sempre in materia previdenziale, è fondamentale procedere a un’attenta analisi della propria posizione individuale.

Affidarsi a un professionista del settore previdenziale è, ancora una volta, la scelta migliore per valutare nel concreto i vantaggi della pace contributiva e per pianificare con consapevolezza il proprio futuro pensionistico.

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