Tra le misure previdenziali più conosciute e richieste negli ultimi anni figura la pensione anticipata per lavoratori precoci, una possibilità prevista per chi ha maturato 41 anni di contributi senza dover rispettare un’età anagrafica minima.
Tuttavia, l’accesso a questo trattamento è riservato a chi soddisfa precise condizioni, sia contributive che di appartenenza a categorie tutelate.
Vediamo nel dettaglio i requisiti e le criticità più frequenti, in particolare per quanto riguarda la prova del lavoro precoce.
Chi può accedere alla pensione anticipata per precoci?
Per poter beneficiare della pensione anticipata con 41 anni di contributi (misura attualmente in vigore anche per il 2025), è necessario:
1 – Aver maturato almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del compimento del 19° anno di età. Si tratta quindi di periodi di lavoro realmente svolti, con contribuzione accreditata, non figurativa né volontaria.
2 – Appartenere a una delle seguenti categorie tutelate:
- disoccupati di lungo corso (conclusione della NASpI da almeno 3 mesi),
- caregiver che assistono familiari con disabilità grave,
- invalidi civili con percentuale pari o superiore al 74%,
- addetti a lavori usuranti, gravosi o svolti in orario notturno.
Solo congiuntamente alla presenza di questi requisiti è possibile richiedere l’accesso alla pensione anticipata per precoci.
Il problema più diffuso: la prova dei 12 mesi di lavoro prima dei 19 anni
Il nodo più delicato riguarda spesso proprio il requisito centrale: dimostrare di aver lavorato almeno un anno effettivo prima dei 19 anni.
Molti lavoratori, infatti, ricordano di aver svolto attività lavorative da giovanissimi — nei mesi estivi, durante le stagioni turistiche o aiutando in piccole realtà artigianali o familiari — ma senza contratto regolare o senza versamento dei contributi.
In passato, il lavoro “in nero” era purtroppo molto diffuso, soprattutto tra i minori, e questo oggi comporta grandi difficoltà nel ricostruire la carriera assicurativa.
Se il lavoro c’è stato, ma i contributi mancano
In assenza di versamenti contributivi regolari, il lavoratore ha comunque una possibilità: quella di accedere alla costituzione di una rendita vitalizia, ossia un riscatto contributivo a proprio carico per periodi di lavoro effettivamente svolti, ma mai coperti da contribuzione.
Per poter accedere a questa opzione, però, è indispensabile:
- dimostrare l’effettiva esistenza del rapporto di lavoro, attraverso documentazione scritta e di data certa, ossia redatta all’epoca dei fatti e non creata successivamente per “sanare” la posizione;
- presentare contratti di lavoro, buste paga, libretti di lavoro, comunicazioni aziendali datate o documenti analoghi.
La testimonianza: non è sufficiente da sola
Un errore comune è quello di pensare che sia sufficiente una testimonianza orale o scritta per dimostrare di aver lavorato da giovani.
In realtà, l’INPS non considera la testimonianza una prova principale, ma solo un’integrazione di documentazione già esistente.
Pertanto, in assenza totale di documenti ufficiali che certifichino il rapporto di lavoro, non è possibile ottenere il riscatto del periodo, né dimostrare il requisito dei 12 mesi di lavoro precoce.
L’INPS, inoltre, non accetta autocertificazioni o lettere redatte “ora per allora”, ossia documenti redatti di recente per attestare fatti risalenti a decenni prima: si presuppone infatti che siano viziati da interessi opportunistici.
Cosa fare se si posseggono documenti validi
Se il lavoratore riesce a recuperare anche un solo documento valido, redatto all’epoca del fatto e riferito a un lavoro svolto prima dei 19 anni, allora potrà presentare domanda di costituzione di rendita vitalizia per riscattare il periodo.
L’importo da versare verrà calcolato dall’INPS in base alla retribuzione percepita all’epoca o a quella minima prevista, e consentirà di ottenere il riconoscimento del periodo utile:
- ai fini del diritto (raggiungimento dei 12 mesi prima dei 19 anni)
- ai fini della misura (aumento dell’importo della pensione futura).
Quando conviene e cosa tenere presente
La pensione anticipata per lavoratori precoci è un’opportunità concreta per uscire dal lavoro con 41 anni di contributi, senza attendere l’età prevista per la pensione ordinaria.
Tuttavia:
- il requisito dei 12 mesi di lavoro precoce è stringente e va dimostrato con rigore;
- in assenza di documenti validi, non è possibile accedere alla misura;
- la testimonianza non basta da sola;
- se si possiedono documenti datati e autentici, è possibile procedere con il riscatto oneroso;
- è importante attivarsi per tempo e, in caso di dubbio, richiedere una consulenza previdenziale per analizzare la propria posizione.