Slittano le scadenze per le polizze contro terremoti, alluvioni e altri eventi estremi: ecco cosa cambia per le imprese italiane
Le imprese italiane avranno più tempo per adeguarsi all’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro eventi catastrofali. La conferma ufficiale è arrivata con l’approvazione definitiva del Decreto Proroghe, che ha modificato i termini di entrata in vigore dell’obbligo introdotto dalla Legge di Bilancio 2024.
La norma, pensata per proteggere il tessuto produttivo del Paese da rischi sempre più frequenti come alluvioni, frane e terremoti, aveva generato forti preoccupazioni tra imprenditori, consulenti e associazioni di categoria. Il principale timore riguardava l’impatto economico immediato dell’obbligo, soprattutto per le realtà più piccole.
Con il provvedimento appena varato, il governo ha deciso di differenziare le scadenze in base alla dimensione dell’impresa, introducendo una gradualità che tiene conto delle diverse capacità di assorbimento del costo assicurativo.
Le nuove scadenze per le polizze catastrofali
Secondo il testo approvato, le grandi imprese dovranno comunque rispettare la scadenza originaria del 31 dicembre 2024. Per loro, l’obbligo assicurativo resterà pienamente operativo da inizio 2025, e le eventuali sanzioni scatteranno già nel primo trimestre del nuovo anno.
Per le medie imprese, invece, la data limite viene spostata al 1° ottobre 2025, mentre le piccole e microimprese avranno tempo fino al 1° gennaio 2026 per adeguarsi. Le sanzioni correlate saranno posticipate di conseguenza.
Questa dilazione rappresenta un compromesso che cerca di bilanciare l’esigenza di copertura assicurativa con le difficoltà economiche che molte PMI stanno ancora affrontando, anche a causa del rallentamento del mercato del credito e della stretta generalizzata sugli investimenti.
Una misura necessaria, ma poco compresa
L’obbligo assicurativo per le imprese contro eventi naturali estremi nasce da un’esigenza concreta: l’Italia è uno dei Paesi europei più esposti a rischi catastrofali, e gran parte delle imprese, soprattutto nelle zone appenniniche e nelle aree costiere, non possiede alcuna copertura.
Secondo recenti stime ANIA, oltre il 90% delle PMI italiane è privo di una polizza contro i rischi naturali. Questo significa che in caso di evento grave – come quelli che hanno colpito l’Emilia-Romagna, le Marche o la Calabria negli ultimi anni – la quasi totalità delle aziende danneggiate si trova a dover affrontare costi milionari senza alcun indennizzo assicurativo.
La misura governativa intende prevenire proprio questa situazione, costringendo le imprese a dotarsi di un ombrello protettivo che, in futuro, potrà diventare anche un elemento di valutazione nella concessione di credito da parte di banche e intermediari finanziari.
Il nodo dei costi e il ruolo della mediazione assicurativa
Se da un lato la ratio della norma è chiara, dall’altro resta il problema più concreto: i costi delle polizze. Per una piccola azienda, soprattutto nelle aree classificate a rischio sismico o idrogeologico, il premio può oscillare tra i 2.000 e i 7.000 euro l’anno, a seconda della localizzazione, del tipo di struttura e del valore del patrimonio aziendale.
Molte imprese hanno segnalato l’impossibilità di accedere a queste coperture in modo semplice, lamentando offerte poco trasparenti, limiti elevati e clausole restrittive. Da qui il crescente interesse verso intermediari assicurativi e broker specializzati, in grado di comparare più soluzioni e contrattare condizioni più favorevoli anche per le imprese di dimensioni ridotte.
Secondo GrifoFinance, che opera da tempo nell’ambito della consulenza assicurativa per PMI e professionisti, “questa nuova normativa offre un’occasione per riflettere in modo strutturato sul risk management aziendale, ma richiede supporto e accompagnamento. Le PMI non devono essere lasciate sole di fronte a obblighi normativi spesso difficili da interpretare”.
Oltre l’obbligo: il vero tema è la resilienza
Al di là della scadenza formale, ciò che emerge con chiarezza è l’urgenza di un salto culturale: non si tratta solo di adeguarsi a una norma, ma di ripensare il modo in cui le imprese si proteggono dai rischi. In un’epoca di eventi climatici estremi, il concetto stesso di “assicurazione” cambia significato: non è più una spesa opzionale, ma un investimento strategico sulla continuità operativa.
Le aziende che arriveranno preparate al 2026 avranno probabilmente un vantaggio competitivo. Quelle che resteranno esposte, invece, rischiano di trovarsi – al prossimo disastro naturale – a dover chiudere per sempre.
📩 Per approfondimenti su polizze aziendali e consulenza personalizzata, la redazione di GrifoNews raccoglie domande e storie da pubblicare. Scrivici a: redazione@grifonews.it