Perché le polizze LTC raccolgono premi contenuti?

Le polizze LTC garantiscono assistenza a lungo termine, ma in Italia il mercato è fermo. Scopri le cause, le opportunità fiscali e le soluzioni mutualistiche.
Infermiera assiste anziana in struttura sanitaria – polizze LTC

Abbiamo sempre pensato che le polizze “protection” a garanzia del patrimonio e della capacità di produrre reddito debbano essere utilizzate come strumenti che proteggano il nostro futuro quando andremo in pensione.

È questo il caso delle polizze LTC, acronimo di “long term care” che traduciamo in italiano come polizze per l’assistenza a lungo termine.

Eppure la relazione annuale dell’IVASS sui dati 2024, pubblicata a giugno 2025 segnala che i premi raccolti per queste polizze si attestano sulla modesta cifra di 323 milioni di Euro. Il volume dei premi raccolti nel Ramo IV indica un mercato assolutamente marginale rispetto al totale della raccolta premi complessiva.

Esiste proprio una contraddizione tra l’invecchiamento della popolazione, che in Italia sta assumendo proporzioni critiche, e il numero di persone che sottoscrivono una polizza LTC.

Quali sono le cause di un mercato così asfittico?

I premi

Come sanno bene le Compagnie Assicurative, i premi delle polizze LTC dipendono:

  • dall’età del sottoscrittore,
  • dalle sue patologie pregresse, (compreso se è o meno fumatore),
  • dalla durata di pagamento dei premi e dall’importo della rendita vitalizia.

Purtroppo i premi non sono contenuti specialmente per chi sottoscrive una polizza individualmente.

La sottoscrizione di polizze LTC è fiscalmente agevolata. In particolare il Decreto del Ministero delle Finanze del 22 dicembre 2000 estende anche alla Long Term Care la detrazione d’imposta del 19% sui premi versati, fino ad un massimo di 1.291 euro anno.

Una particolare attenzione spetta anche alla Legge di Bilancio per il 2017 che, escludendo dal reddito di lavoro dipendente i premi per prestazioni LTC, ha, di fatto, gettato le basi per una maggiore diffusione della copertura del rischio di non autosufficienza all’interno dei piani di welfare aziendale.

Non aiuta lo scarso, se non risibile, beneficio fiscale, lo sforzo dello Stato in questo senso dovrebbe essere analogo a quello fatto con la Previdenza. Ci vuole un coraggioso incremento del beneficio fiscale per il cittadino se vogliamo portare queste polizze all’interno della casa di tutti gli Italiani.

Ritornano, quindi, di grande interesse le soluzioni mutualistiche. Molte casse di Assistenza (cfr. Mutuall e MedCover) stanno introducendo, a costi molto contenuti, se non già compreso nel costo di associazione, una polizza LTC per tutta la comunità degli inscritti e dei loro familiari.

Si, ma per coloro che non hanno una Cassa di Assistenza, o che non hanno altre forme collettive a cui riferirsi?

Esistono diverse ottime Compagnie Assicurative che offrono soluzioni interessanti anche combinate con altri prodotti.

Riprendendo il confronto con la Previdenza Integrativa, e rimarcando ancora che una soluzione di Long Term Care s’innesta in un’analisi dei bisogni patrimoniali e previdenziali di una famiglia, ritengo doveroso sottolineare di rivolgersi ad un esperto in materia che possa consigliare e programmare l’evoluzione a lunghissimo termine delle finanze di una famiglia.

Il welfare pubblico

Esiste una errata convinzione in Italia che lo Stato si prenderà cura di noi in un modo o nell’altro per la nostra pensione e per la nostra salute. Proprio la scarsa diffusione delle polizze LTC ci conferma questa tendenza. Purtroppo la realtà è molto diversa: il numero dei letti a disposizione delle patologie causate da problemi di assistenza a lungo termine risulta largamente sotto la media europea e insufficiente per prendersi cura di tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Un altro fattore critico è la patologica mancanza di personale, insufficiente a fornire la giusta assistenza e che risulta anche sotto pagato e con una scarsa specializzazione. Per riassumere, non solo ci sono pochi posti disponibili nelle RSA, ma con personale insufficiente e non correttamente formato.

Il welfare pubblico non è la soluzione, semmai è il problema

Il convegno “Long Term Care sviluppo e sostenibilità” presentato dall’IVASS al Senato nel luglio del 2023, traccia un confronto del nostro modello di LTC nei confronti degli altri paesi sviluppati, partendo dai problemi oramai noti:

  • invecchiamento della popolazione
  • scarsa natalità
  • cronica sottoassicurazione sanitaria delle famiglie italiane

L’Italia è il paese più vecchio al mondo dopo il Giappone, ma mancano in alcune zone d’Italia o sono carenti le strutture di accoglienza per gli anziani non autosufficienti.

Il paper dell’IVASS continua sostenendo che il tema della LTC può essere definita una “catastrofe naturale individuale” con effetti sulla collettività, data anche la già citata “sotto copertura” di cui soffrono le famiglie italiane.

Oggi la spesa pubblica per LTC (spesa sanitaria, per indennità di accompagnamento e per altre prestazioni) è di circa 38 miliardi, pari al 2% del PIL. La spesa privata (per le RSA e per l’assistenza domiciliare) è stimata in circa 33 miliardi (1,7% del PIL). C’è quindi, ad oggi, una sostanziale equipartizione degli oneri complessivi tra pubblico e privato.

Perché l’Italia ignora il rischio più certo del nostro futuro?

In Italia lo Stato sta spingendo affinché i cittadini siano più autonomi nella programmazione della propria Previdenza e, quando possibile, nell’integrazione della Sanità pubblica con soluzioni privatistiche.

Nel campo specifico delle polizze LTC, le soluzioni mutualistiche sembrano essere più convenienti e di più facile adesione. L’approccio collettivo può ricevere un impulso nell’implementazione del Welfare Aziendale, ora che il premio di tali polizze non costituisce più reddito per il lavoratore.

Una grossa spinta di divulgazione e di condivisione della conoscenza deve essere fatta da parte degli operatori del settore per una corretta programmazione delle esigenza della famiglia.

L’invecchiamento della popolazione e la difficoltà di programmare flussi finanziari a lunghissima scadenza sono parte dello stesso problema. Riusciranno le Compagnia Assicurative ad assicurare rendite vitalizie a dei costi accessibili? E’ questo forse il quesito più interessante sul quale riflettere.

Le compagnie dovranno tenete conto di:

  • Analisi Attuariali. Per valutare il rischio in base a fattori come età, stato di salute, durata della copertura e probabilità di necessità di assistenza a lungo termine. Quali premi per coprire i potenziali costi futuri?
  • Dati Sanitari. Le compagnie assicurative possono richiedere informazioni mediche dettagliate e possono utilizzare dati come la storia clinica, le condizioni preesistenti e i risultati di esami medici per valutare il rischio di necessità di assistenza a lungo termine.
  • Percentuale di Sopravvivenza e Disabilità. Le Compagnie utilizzano modelli di sopravvivenza e disabilità per stimare la probabilità che un individuo possa diventare disabile e necessiti di assistenza a lungo termine. Questi modelli si basano su dati storici e statistici. Ma sono sufficientemente aggiornati? Inoltre, siamo sicuri che la privacy dei sottoscrittori sia correttamente tutelata?
  • Storia degli Incidenti e Reclami: L’analisi della storia degli incidenti e dei reclami legati alle polizze LTC può essere utilizzata per adattare i modelli di valutazione del rischio e migliorare la precisione delle stime future.
  • Analisi Geografica. Possono esserci delle differenze regionali nei costi dell’assistenza. Questo potrebbe riflettersi sul premio della polizza LTC che potrebbe non risultare uguale per tutte le Regioni/zone del Paese – Indicatori Economici. L’inflazione è un fattore determinante nel calcolo di un premio per una LCT. Molte polizze non hanno una indicizzazione della prestazione e per scadenze molto lunghe questo può costituire un problema.
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