Analisi dei rendimenti dell’arte vs investimenti tradizionali
Il Maestro che domina il mercato
Pablo Picasso non è solo il più grande rivoluzionario dell’arte moderna: è anche il re del mercato dell’arte. La lista delle 20 opere d’arte più costose vendute all’asta è dominata da opere di Pablo Picasso, che occupa ben 7 posizioni. Ma cosa significa questo in termini di rendimenti per chi ha investito nel genio di Malaga?
Pablo Picasso rimane l’artista dominante del portafoglio, con un’incidenza dell’8,8% sull’investimento iniziale nell’indice Artprice100, il benchmark globale che simula un portafoglio dei 100 artisti blue-chip più venduti al mondo.
I numeri che contano: 20 anni di performance
La crescita storica è impressionante: L’indice degli artisti blue-chip di Artprice, ovvero l’Artprice100©, è addirittura cresciuto dell’1,8% nell’ultimo anno, un periodo segnato dalla quasi totale assenza di fiere internazionali, ma anche dal passaggio forzato di gallerie e case d’asta al digitale. Eppure, il prezzo dei migliori 100 artisti del mercato dell’arte (in base al fatturato d’asta) ha continuato a salire, portando la sua crescita complessiva dal 2000 a +405%.
Tradotto in cifre concrete: 100.000 euro investiti nel 2000 nell’indice arte sarebbero diventati 505.000 euro nel 2021.
Ma attenzione ai dettagli…
Non tutto è oro (o dovremmo dire “tela”) quello che luccica. Per una partecipazione pari al 16% in questo portafoglio, Pablo Picasso registra un calo di prezzo del -9% per l’anno 2000, dimostrando che anche i grandi maestri possono avere annate difficili.
Analizzando i rendimenti su orizzonti più realistici, Artprice a fine 2019 ha calcolato che in media le opere d’arte contemporanea detenute per almeno 13 anni hanno avuto un rendimento medio annuo del 4,6%. Sul totale delle opere, il 51% ha registrato un aumento dei prezzi, il 48% ha subito un calo di valore, l’1% è rimasto stabile.
Il confronto con gli investimenti tradizionali
Azioni: Prendendo come riferimento l’indice MSCI World nel periodo 2012-2022, notiamo che ha avuto una crescita complessiva del 142% con un rendimento medio annualizzato dell’8,8%
Immobiliare: Dal 2010 al 2020 le case abbiano visto una contrazione del loro valore, incassando dal -30% al -37,1% in base al fatto che l’immobile si trovasse in una grande città o meno
Oro: Dal 1900 ad oggi, l’oro ha avuto un rendimento medio dello 0,8% all’anno, al netto dell’inflazione. A titolo di confronto, nello stesso periodo il mercato azionario ha reso il 6,9% all’anno
Beni di lusso: Nell’ultimo anno (i 12 mesi fino al 30 giugno 2023) il rendimento dei beni di lusso da collezione è stato del 7%
La situazione attuale: un anno difficile
Il 2024 non è stato clemente con il mercato dell’arte. Nel 2024 la contrazione delle vendite di dipinti antichi, arte impressionista, moderna, del Dopoguerra e contemporanea di Sotheby’s, Christie’s e Phillips è stato pari al 29,4% rispetto al 2023.
Anche il nostro Pablo non se la passa benissimo: Fuori dai radar dei top lot assoluti anche Picasso, che cede lo scettro del 2023, appartenuto alla sua Femme à la montre: nel 2024 la sua prima comparsa in classifica, al 19° posto, si deve a Statuaire, proveniente dalla raccolta di Sydell Miller, battuta da Sotheby’s a novembre per 23,4 milioni.
I record che fanno sognare
Nonostante le difficoltà attuali, i record di Picasso rimangono da capogiro:
- 139,3 milioni di dollari: Donna con orologio (1932) di Pablo PICASSO (Sotheby’s) nel 2023
- 103,4 milioni di dollari: Femme assise près d’une fenêtre (Marie-Thérèse) di Pablo Picasso è stata aggiudicata da Christie’s per $103,410,000. la stessa opera era stata acquistata otto anni fa, a Londra, per €33,3 milioni
Quest’ultimo caso è particolarmente significativo: un’opera acquistata per 33,3 milioni di euro e rivenduta otto anni dopo per 103,4 milioni di dollari. Rendimento stimato: oltre il 200% in 8 anni.
L’arte come asset class alternativo
Sia sulla scena italiana che su quella internazionale le opere di qualità e valore battono il mattone, mentre non superano di poco il valore dell’oro, conferma Il Sole 24 Ore.
I vantaggi dell’investimento in arte:
- Bene tangibile e unico
- Resilienza durante le crisi (dimostrata nel 2020-2021)
- Potenziale di apprezzamento nel lungo termine
- Diversificazione del portafoglio
Gli svantaggi:
- Il mercato dell’arte è illiquido, presenta livelli di rischio difficili da monitorare, è alimentato da informazioni privilegiate e conflitti d’interesse, è mosso da una cerchia ristretta di persone
- Costi di mantenimento, assicurazione e autenticazione
- Rischio di falsi
- Impossibilità di frazionare l’investimento
La crescita del mercato contemporaneo
Una nota positiva arriva dal settore contemporaneo: L’arte contemporanea ha rappresentato il 23% dell’intero mercato dell’arte del 2020-2021, rispetto al 3% del 2000-2001: una quantità di lotti venduti otto volte maggiore e un valore 26 volte maggiore rispetto a 20 anni fa.
Considerazioni per l’investitore
Per chi ha un patrimonio consistente (oltre 1 milione di euro), l’arte può rappresentare una componente di diversificazione interessante, limitandola però al 5-10% del portafoglio totale.
Per l’investitore medio, esistono alternative più accessibili come fondi specializzati in arte o Le stampe in edizione limitata sono anche più economiche dal punto di vista della manutenzione, rendendole un investimento molto più comodo per coloro che hanno appena iniziato le loro collezioni.
Investimento sì, ma con altri tempi
Un Picasso può certamente rendere bene in 10 anni, come dimostrano i casi record. Tuttavia, L’arte non può essere considerata alla stregua di un qualsiasi altro strumento finanziario: i “suoi tempi” non lo consentono.
Il verdetto: l’arte come investimento può funzionare, ma richiede competenze specifiche, un orizzonte temporale lungo e la capacità di sopportare elevata illiquidità e volatilità. Per la maggior parte degli investitori, un portafoglio diversificato di azioni e obbligazioni rimane la scelta più sensata.
Avvertenza: i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. L’investimento in arte comporta rischi elevati di perdita del capitale.