Tra gli strumenti a disposizione dei lavoratori per aumentare gli anni utili al pensionamento, il riscatto della laurea continua a suscitare grande interesse, soprattutto per chi desidera anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.
Una delle domande più frequenti riguarda proprio il costo: “Come posso risparmiare sul riscatto della laurea?”
La risposta è meno semplice di quanto sembri e merita un’analisi accurata.
Le tre modalità di riscatto
Esistono tre principali tipologie di riscatto della laurea, distinte in base al periodo da riscattare e al metodo di calcolo adottato:
- Riscatto ordinario con riserva matematica
Applicato ai periodi anteriori al 1° gennaio 1996 (generalmente rientranti nel sistema retributivo). In questo caso l’onere viene calcolato sulla base della cosiddetta “riserva matematica”, che tiene conto di diversi fattori tra cui l’età del richiedente, l’aspettativa di vita e la retribuzione percepita. Si tratta, dunque, di una formula che può generare importi anche molto elevati, soprattutto se il riscatto viene richiesto a fine carriera. - Riscatto ordinario contributivo
Utilizzato per i periodi successivi al 1996, calcolati secondo il sistema contributivo. L’onere si basa sulla retribuzione percepita nel momento della domanda e, per questo, può essere meno oneroso rispetto alla riserva matematica, ma non sempre. - Riscatto agevolatoIntrodotto nel 2019 (art. 20, D.L. 4/2019), è applicabile anch’esso ai periodi successivi al 1996 e si distingue per un costo fisso e uniforme. L’onere è determinato applicando l’aliquota contributiva obbligatoria (33%) al reddito minimo previsto per gli artigiani e commercianti (per il 2024 pari a 18.415 €). Questo porta il costo di un anno di riscatto a poco più di 6.000 €, da moltiplicare per il numero di anni del corso legale di laurea (normalmente 3, 4 o 5 anni). L’importo versato è interamente deducibile ai fini fiscali.
Quando il risparmio diventa una scelta rischiosa?
A fronte di un risparmio immediato, è fondamentale comprendere le implicazioni future. Il riscatto agevolato è infatti accessibile solo se si accetta il calcolo contributivo per l’intera carriera lavorativa, anche per i periodi precedenti al 1996, che altrimenti verrebbero valutati con sistema retributivo.
Per rendere tali periodi “riscattabili” con il metodo agevolato, si può ricorrere a:
- Ricalcolo contributivo (ex opzione al contributivo): disponibile per chi è ancora distante dalla pensione;
- Computo nella Gestione Separata INPS;
- Opzione donna (per le lavoratrici che ne soddisfano i requisiti);
- Totalizzazione nazionale con calcolo contributivo.
Queste soluzioni permettono di accedere al riscatto agevolato, ma comportano il passaggio obbligato al calcolo contributivo per l’intera pensione, con una possibile riduzione dell’assegno. Una penalizzazione che, in alcuni casi, può arrivare anche al 20-25% dell’importo lordo annuale rispetto al metodo retributivo. In rari casi, il ricalcolo contributivo può risultare neutro o addirittura vantaggioso, ma si tratta di eccezioni che vanno analizzate singolarmente.
Il riscatto conviene davvero?
La valutazione va fatta con attenzione e con l’ausilio di un professionista. Oltre al risparmio immediato, occorre considerare:
- Gli effetti sul trattamento pensionistico futuro, soprattutto in caso di ricalcolo contributivo;
- L’impatto sulla data di pensionamento, poiché il riscatto può anticipare l’accesso alla pensione (in media di 2-5 anni);
- I vantaggi fiscali, legati alla deducibilità del costo dal reddito imponibile IRPEF. Tuttavia, i benefici fiscali si riducono o annullano per contribuenti con redditi bassi o in regime forfettario.
Il riscatto agevolato della laurea rappresenta indubbiamente un’opportunità interessante per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, con un costo accessibile e uniformato. Tuttavia, trasformare in contributivi anche i periodi retributivi per poterlo sfruttare richiede un’attenta riflessione.
Come per altri strumenti previdenziali, non esiste una risposta unica o una soluzione valida per tutti. La chiave è una valutazione personalizzata: solo analizzando nel dettaglio la propria posizione contributiva, l’età, il reddito e gli obiettivi previdenziali sarà possibile capire se davvero si sta risparmiando o semplicemente anticipando una perdita futura.
Il consiglio resta sempre lo stesso: affidarsi a un esperto del settore per costruire un percorso previdenziale consapevole e realmente vantaggioso.